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10 cose che il tuo Veterinario di fiducia sa sulla Leishmania

Mag 2019

1. La leishmaniosi è una malattia in forte espansione
Complici le modificazioni climatiche, le movimentazioni di animali e dei vettori l’areale di diffusione della leishmaniosi si è espanso in aree un tempo considerate indenni. Attualmente la malattia è presente e diffusa in zone un tempo impensabili come ad esempio ad Aosta, le colline torinesi, Ivrea, a Lovere e Lecco, lago di Montorfano, Bassano del Grappa, a Carpi ed in molte aree dell’Emilia. Persino in Austria ci sono dei focolai attivi. Le previsioni per i prossimi anni indicano che perfino in molte aree della Germania si diffonderà questa pericolosa patologia.
I puntini rossi sulla cartina indicano i 2600 comuni italiani in cui è presente la malattia

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2. Si tratta di una zoonosi
Zoonosi significa malattia che può colpire anche l’Uomo. E’ una malattia diffusa in molte aree del globo. L’agente causale in Europa è la Leishmania infantum così chiamata perché n tempo i più colpiti erano i bambini. Attualmente oltre ai bambini sono colpiti prevalentemente gli anziani e coloro che hanno deficit immunitari a seguito di malattie o terapie. In Italia recentemente si sono registrati diversi casi in Emilia Romagna.

3. Chi sono i serbatoi della malattia
Un tempo si pensava che fosse solo il cane il serbatoio della patologia, ovvero l’animale in cui il parassita soggiorna in attesa di infettarne, tramite il flebotomo, degli altri. Si è però scoperto recentemente che diversi animali silvestri che condividono le aree suburbane con noi possono fungere da serbatoio per la malattia. Tra questi le lepri, minilepri e topi.

4. Qual è l’ambiente ottimale per la presenza della leishmania?
Il flebotomo o pappatacio è un insetto piccolo che si sposta poco e vive bene in terreni umidi, ricchi di humus dove la temperatura raramente raggiunge lo zero termico. Quindi giardini, torbiere, tane, sono i luoghi ideali in cui l’insetto che trasmette la malattia sopravvive bene all’inverno, pronto per infettare nuovi ospiti la primavera successiva. Per contro non vive altrettanto bene nelle zone in cui le acque ghiacciano o dove la temperatura è inferiore allo zero per gran parte dell’inverno.
Considerati i piccoli spostamenti dell’insetto si è notato come gli areali di distribuzione siano a macchia di leopardo, per cui zone a poche centinaia di metri di distanza possano essere o meno endemiche.

5. Infezione non è sempre malattia
Non tutti i soggetti che vengono in contatto con il parassita si ammalano! La possibilità di ammalarsi dipende da diversi fattori: il principale è la capacità di difesa dell’ospite per cui come per la maggior parte delle malattie infettive e infestive ci sono soggetti sensibili ed altri resistenti. Alcuni soggetti riescono ad eliminare completamente il parassita, altri sono in grado solo di controllarlo, altri invece, e sono quelli che si ammalano, sviluppano una risposta immunitaria errata e inefficace. Quindi, la presenza di una positività al parassita non sempre significa che il paziente necessita di un trattamento medico. E’ la valutazione clinica e laboratoristica del medico che è determinante per capire se e come un paziente vada trattato, come e con che frequenza vada controllato e quali siano gli esami più adatti per tenere la situazione sotto controllo.

6. Predisposizione di razza
Ci sono alcune razze canine che si sono selezionate in aree endemiche per leishmaniosi che sono naturalmente resistenti all’infezione. Il classico esempio è il podengo ibicengo. Per contro altre razze come ad esempio il boxer, il pastore tedesco, il rottweiler, il cocker spaniel, ovvero razze che si sono selezionate in aree in cui la leishmaniosi non era presente, sono maggiormente a rischio di malattia.

7. Segni clinici diversi e necessità di monitoraggio nel tempo
La leishmaniosi è una malattia sistemica, ovvero che tende a distribuirsi in tutto l’organismo. I segni clinici più classici riguardano la cute, gli occhi, i linfonodi, i reni. Ma questa malattia può causare anche problemi gastroenterici, articolari, ossei, emorragici, e persino cardiaci.

8. Diverse misure di prevenzione
Non esiste la prevenzione perfetta. E’ per questo che a seconda del grado di rischio si possono usare più presidi anche contemporaneamente.
In primo luogo è importante che il pappatacio non possa pungere i nostri animali.
Un primo presidio è costituito dai repellenti. Si tratta di prodotti che tengono lontani gli insetti; purtroppo però la loro efficacia dipende da molti fattori quali la distribuzione sul mantello, la volatilità e quindi la scarsa persistenza, la possibilità di essere dilavati con l’acqua.
I repellenti più efficaci sono le piretrine mentre i prodotti naturali (olio di neem) essendo molto volatili rimangono molto poco sul mantello dell’animale e vengono facilmente dilavati.
Altro presidio sono gli antifeeding, ovvero quei prodotti che impediscono al flebotomo di fare il pasto di sangue. Diverse piretrine hanno questa caratteristica.
E’ poi necessario che il nostro ospite abbia un sistema immunitario adeguato in grado di combattere il parassita una volta entrato nell’organismo.
A questo proposito esistono due tipi di presidi: gli immunomodulatori, che aiutano l’organismo a rispondere in modo più adeguato all’infezione e i vaccini che insegnano al sistema immunitario a riconoscere e combattere il parassita.
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9. Anche il gatto si può infettare o ammalare
Il gatto è una specie più resistente alla malattia ma anch’egli si può ammalare. I segni clinici sono simili a quelli che si riscontrano nel cane, prevalentemente cutanei ma non solo! Ci possono essere problemi renali, oculari, gastroenterici. La diagnosi è più difficile, ma se esiste un sospetto clinico questo deve essere verificato con le opportune indagini.
In termini di prevenzione nel gatto si possono utilizzare solo collari a base di flumetrine.
10. Cosa possiamo fare per limitare la diffusione
Evitare la diffusione della patologia è complesso ma è nostro preciso dovere!
In primo luogo bisogna che i soggetti positivi alla leishmaniosi vengano trattati regolarmente con antiparassitari per evitare di fare da untori. Anche un controllo ambientale con antiparassitari e zanzariere risulta estremamente importante. Poiché le larve del flebotomo sopravvivono al periodo invernale dove è presente molto materiale organico di cui si cibano bisogna trattare le torbiere, gli accumuli di letame le legnaie all’aperto con prodotti opportuni oppure evitare questi accumuli di materiali.
Dovere del Medico Veterinario è infine quello di segnalare alle autorità competenti la presenza di ogni nuovo caso di infezione così che possa essere fatto un monitoraggio territoriale.
Per ulteriori informazioni visite@cvmeda.it . Tel 0362 557456