Il diabete mellito è una patologia cronica che affligge milioni di persone nel mondo ed anche i nostri animali, cane e gatto.
La diagnosi è semplice e si basa sul riscontro di 4 segni clinici: bere molto (polidipsia), urinare molto (poliuria), mangiare molto (polifagia) e dimagrimento.
La gestione nel tempo di questa malattia è invece molto complessa e per questo motivo in Medicina Umana esistono dei medici endocrinologi che si occupano ESCLUSIVAMENTE di diabete (diabetologi)
In Medicina Veterinaria questa figura è sconosciuta…. almeno fino ad oggi.
Un progetto in collaborazione con l’Università degli Studi di Bologna e con il gruppo di lavoro del Prof Fracassi ha permesso di creare un piccolo gruppo di professionisti (21 in tutto, sparsi in tutta Italia) specializzati in diabetologia Veterinaria
Il progetto si chiama Diabetes Vet Academy
La Dr Paola Palagiano fa parte di questo gruppo ed è referente per la Lombardia per tutte le problematiche correlate al diabete
Questi simpatici animali da compagnia hanno 28 denti che al contrario dei nostri crescono in continuazione. I denti dei conigli (non solo gli incisivi che sono quelli più facilmente visibili) crescono alla velocità di 2- 2,4 mm alla settimana. L’alimentazione a base di vegetali freschi in foglie ed erba naturale ne consente una rapida usura impedendo che questi crescano a dismisura procurando gravi lesioni alle guance ed alla lingua del coniglio. Masticando i vegetali alla velocità di 200 cicli al minuto i denti vengono naturalmente limati. A volte questo processo non avviene correttamente e quindi il coniglietto può sviluppare segni clinici quali dolore alla assunzione del cibo o di certi tipi di cibi, salivazione eccessiva, perdita di peso, congiuntivite con scolo oculare biancastro, dermatite del mento, incapacità a defecare, gonfiore addominale e a volte morte. L’esame della cavità orale da parte delle nostre dottoresse che si occupano di animali non convenzionali od “esotici” come i nostri conigli da compagnia, è fondamentale per tutti i conigli anche se non manifestano alcun sintomo. Purtroppo troppo spesso arrivano in visita pazienti che oramai hanno già gravi lesioni in cavità orale o addirittura grossi ascessi, problematiche per le quali è richiesto un delicato intervento chirurgico. Presso la CVMeda troverete una unità di Medici Veterinari specialisti che potranno consigliare una corretta gestione alimentare ed effettuare controlli clinici ogni 6 mesi che costituiscono il miglior modo per prevenire queste gravi patologie.
Se il vostro cane fa la pipì in casa o perde anche solo gocce di urina, si lecca spesso i genitali o il pelo risulta bagnato e con un forte odore, è possibile che abbia un problema di cistite.
Ma cos’è la cistite? Per cistite si intende un problema infiammatorio della vescica. Di solito è associata ad un’infezione batterica.
Si tratta di una problematica frequente nella pratica clinica per cui la diagnosi può apparire semplice, ma non deve essere affrettata e superficiale perché alla base vi possono essere diverse cause scatenanti che se non identificate e se possibile corrette possono avere importanti ripercussioni sulla vita del nostro animale.
Le cistiti sono più frequenti nei cani femmina, soprattutto se sterilizzate e sovrappeso. Ci possono essere inoltre razze predisposte come il labrador o lo schnauzer. Generalmente queste infezioni sono causate da batteri di origine intestinale che risalgono attraverso le vie urinarie.
Perché sono più colpite le femmine? Anatomicamente le femmine hanno i genitali più vicini allo sfintere anale, inoltre l’uretra è più breve e più ampia che nel maschio. Questo facilita il passaggio di batteri che possono giungere in vescica. Altri fattori risiedono nell’abitudine più frequente per questo sesso a trattenere le urine anche per tante ore.
Purtroppo di frequente i batteri implicati sviluppano precocemente resistenze all’uso degli antibiotici, un problema emergente anche in Medicina Umana. E l’uso inappropriato di antibiotici ne è la causa principale. Per questo motivo un rigoroso percorso diagnostico e terapeutico è fondamentale per preservare la salute sia dei nostri pazienti sia dei loro proprietari.
AVVISO ALLA CLIENTELA
RICETTA ELETTRONICA
Come vi è ormai noto, dal 16 aprile 2019 la prescrizione digitale (ricetta elettronica) ha sostituito quella cartacea sull’intero territorio nazionale.
La ricetta veterinaria è contraddistinta da un numero identificativo accompagnato da un codice PIN di quattro cifre. Per acquistare il farmaco è sufficiente comunicarli al farmacista (in alternativa si possono comunicare il proprio codice fiscale accompagnato dal PIN).
Il costo della ricetta rimane ad oggi a discrezione della struttura.
Presso la Clinica Veterinaria Meda le ricette elettroniche emesse contestualmente ad una visita o ad una procedura medica sono gratuite.
Le ricette richieste dal proprietario (terapie di mantenimento, antiparassitari, profilassi filariosi…) e NON associate ad una prestazione medica hanno un costo univoco di 5 euro da pagarsi in contanti, bancomat/carta di credito o bonifico bancario (se richieste per telefono o email).
Vi ricordiamo che in caso di ricetta ripetibile, il codice e il PIN possono essere riutilizzati fino a cinque volte nei 3 mesi successivi alla data di emissione.
Facciamo chiarezza su animali domestici e COVID-19 🐾
🔹Istituto Superiore di Sanità (ISS): “Al 2 aprile 2020, a fronte di 800 mila casi confermati nel mondo di COVID-19 nell’uomo, sono solamente 5 i casi documentati di positività da SARS-CoV-2 negli animali da compagnia: due cani e un gatto ad Hong Kong , un gatto in Belgio e una tigre allo zoo di New York. In tutti i casi, all’origine dell’infezione negli animali vi sarebbe la malattia dei loro proprietari, tutti affetti da COVID-19.”
🐾 I pochi casi di animali che hanno contratto il virus (4 senza alcun sintomo clinico e 1 con sintomi respiratori e gastroenterici) erano TUTTI ANIMALI DI PROPRIETA’ DI PERSONE COVID-19 POSITIVE. Questo significa che la fonte di contagio è e rimane INTERUMANA, cioè da persona a persona, e gli animali possono essere accidentalmente contagiati (verosimilmente a seguito di contatti prolungati e molto stretti con i proprietari malati).
🔹ISS: “La raccomandazione generale è quella di adottare comportamenti utili a ridurre quanto più possibile l’esposizione degli animali al contagio, evitando, ad esempio, i contatti ravvicinati con il paziente, così come si richiede agli altri membri del nucleo familiare.”
🐾 E’ importante quindi che passi un messaggio corretto, I NOSTRI ANIMALI DOMESTICI NON SONO FONTE DI CONTAGIO PER L’UOMO. Ai proprietari che risultino positivi e ai loro familiari è quindi raccomandato di mettere in atto misure volte a prevenire il contagio dei propri animali.
NON ABBIATE PAURA!🐶🐱🐰💕
Le vaccinazioni consistono nel somministrare ad un paziente delle sostanze in grado di stimolare il sistema immunitario a produrre delle difese adeguate nei confronti di un determinato patogeno.
Perché la vaccinazione sia efficace è indispensabile che venga somministrata al paziente adatto, con tempistiche adeguate e nella forma corretta.
Circa ogni 5 anni un panel di esperti si riunisce e emette un documento di linee guida internazionali sulle migliori evidenze scientifiche in fatto di vaccinazioni nel cane e nel gatto. Esistono linee guida simili anche per i conigli.
Sul sito www.cvmeda.it troverete un articolo dettagliato su come e quando vaccinare il vostro cane.
Nel frattempo chiediamo la collaborazione di tutti nel partecipare ad un’indagine scientifica attraverso la compilazione di un questionario.
https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSdaoRlcxjdra_v3lZ7q3sxLJFrHmMX_OzknmkBeeA55xlH11Q/viewform
In questo articolo facciamo riferimento alle più recenti Linee Guida WSAVA del 2015
Le vaccinazioni vengono distinte in core(indispensabili) non core (A discrezione, in base alle condizioni epidemiologiche dell’area di interesse)
Vaccinazioni core sono quelle nei confronti di cimurro, parvovirosi, epatite.
Queste vengono iniziate attorno ai 2 mesi di vita del cucciolo, quando cioè cominciano a diminuire le difese fornite dalla madre attraverso il colostro. Poiché a quell’età il sistema immunitario del cucciolo è ancora immaturo sono necessari richiami vaccinali fino alla 16 settimana di vita, quando cioè si è in genere raggiunta la competenza immunitaria. Un richiamo vaccinale tra i 6 mesi e l’anno garantirà poi una capacità difensiva di lunga durata, parliamo di diversi anni.
Pertanto nel cane adulto, con un buon ciclo vaccinale iniziale, non è necessaria, per queste valenze, la vaccinazione annuale. In caso di dubbio è possibile anche ricorrere ad un esame del sangue (che effettuiamo in clinica) per valutare se il nostro cane è protetto nei confronti di questi virus e pertanto non richiede vaccinazione.
La vaccinazione antirabbica è considerata non core ed è una vaccinazione di Legge indispensabile per recarsi all’estero, a mostre canine, o per viaggiare sui mezzi pubblici. Alcune nazioni richiedono un esame del sangue preventivo per accertare che il cane abbia anticorpi nei confronti di questa importante zoonosi.
Esistono in commercio diversi vaccini che hanno durata legale diversa, di 1, 2 o 3 anni.
La leptospirosi è una zoonosi ed è piuttosto diffusa nella nostra area. E’ causata da diversi ceppi di leptospire ed è per questo che i vaccini in commercio contengono più valenze. Recentemente sono stati immessi in commercio dei vaccini più performanti, contenenti 4 ceppi vaccinali, che quindi hanno maggiori probabilità di difendere i nostri cani da questa malattia che può essere mortale.
Non core sono anche la vaccinazione per la parainfluenza e la bordetella. Alle volte nei canili e nelle pensioni per cani si può verificare un’epidemia ed è per questa ragione che spesso i conduttori di queste strutture ne richiedono la vaccinazione.
Infine parliamo del vaccino per la leishmaniosi. Si tratta in questo caso di una malattia in espansione, più frequente in alcune aree in Italia e all’estero. Il vaccino può entrare in una strategia preventiva, sempre previo test per accertare l’eventuale positività, ma non può e non deve essere l’unico modo di protezione nei confronti di questa malattia.
Questa è la storia di Ryan, un gatto persiano di soli 4 anni che improvvisamente ha smesso di mangiare. Non c’erano altri segni clinici. Anche alla visita non si riscontrava nulla di particolare se non un addome gonfio. Eppure una spiegazione doveva esserci… Gli esami del sangue erano inconclusivi, l’ecografia difficilmente interpretabile per la presenza di molto gas addominale, le radiografie confermavano la presenza di un diffuso accumulo di gas in tutto il tratto gastroenterico.
Abbiamo deciso di effettuare una laparotomia esplorativa ed abbiamo campionato tutti gli organi alterati per poter ottenere una diagnosi. Mai visto nulla di simile! Anche nei database scientifici non è descritto niente di questo tipo. Ho quindi attivato la mia rete di contatti ed un collega, riconosciuto gastroenterologo di fama internazionale mi è venuto in soccorso avendo già visto un paio di gatti con presentazione clinica analoga. Questo ci ha permesso di cominciare ad impostare una terapia per Ryan. Nel frattempo sono arrivati gli esiti istologici che hanno dato un nome preciso al suo problema, e anche se la prognosi rimane riservata sul lungo periodo adesso abbiamo qualche arma in più per tenere la situazione sotto controllo. Ryan sta lentamente riprendendo peso, la quantità di aria intestinale si è drasticamente ridotta e il nostro micio è decisamente più attivo.
Se non avessimo eseguito un protocollo diagnostico rigoroso e se non avessi avuto modo di confrontarmi attivamente con altri colleghi probabilmente ora Ryan sarebbe già volato sul ponte dell’arcobaleno, pertanto ringrazio la sig Emanuela, proprietaria di Ryan, estremamente motivata nella cura del suo micio e il Dr Fabio Procoli, che dopo anni in Inghilterra alle dipendenze di una tra le più famose gastroenterologhe veterinarie al mondo è recentemente tornato in Italia a Bologna dove dirige l’UO di un importante ospedale veterinario.
Recentemente è stato pubblicato su una rivista scientifica internazionale un articolo che mi vede tra i coautori e che riguarda la gestione medica dell’ipertiroidismo nel gatto. Colgo l’occasione per raccontarvi un po’ di questa patologia.
Cos’è l’ipertiroidismo?
L’ipertiroidismo è una patologia ormonale frequente nel gatto anziano. E’ causata da una neoplasia, nel 98% dei casi benigna della ghiandola tiroide. La ghiandola impazzita lavora eccessivamente producendo un eccesso di ormoni tiroidei. L’ormone tiroideo influisce sul metabolismo generale dell’organismo. Un eccesso provoca un’accelerazione delle attività dell’organismo soprattutto di rene, cuore, intestino, muscoli che sono costretti a lavorare di più e per molto tempo.
Perché si verifica?
Si tratta di una patologia più frequente nei gatti che vivono in ambiente urbano pertanto si sono studiati diversi fattori che possano predisporre a questa patologia. Tra questi la presenza di sostanze potenzialmente pericolose presenti nelle case e nelle scatolette di cibo. Ma ancora come spesso accade non ci sono ancora risposte definitive.
Come si manifesta?
Generalmente i gatti ipertiroidei sono mediamente più attivi dei loro coetanei dando l’impressione di stare bene, mangiano molto e spesso voracemente, spesso hanno vomito o diarrea, bevono e urinano di più e nel frattempo dimagriscono. Alle volte però, soprattutto nelle fasi avanzate della malattia possono essere più apatici.
Come si fa diagnosi?
Alla visita ci sono dei riscontri clinici che possono indirizzare il medico verso una diagnosi di sospetto. Importante è nel corso della visita, verificare la presenza di uno o più noduli tiroidei attraverso una manovra specifica di palpazione. Manovra che noi eseguiamo routinariamente su tutti i gatti anziani (sempre che siano collaborativi!). Il sospetto va confermato con esami del sangue di base e specifici, è poi necessario completare la diagnosi valutando tutti quegli aspetti che possono influire sulla prognosi e terapia. Sono quindi fondamentali un esame delle urine, misurazione della pressione e un’ecocardiografia. Infatti, una quota importante di soggetti ha già sviluppato danni renali o cardiaci.
Quale terapia?
Trattandosi di un tumore la terapia d’elezione è l’eliminazione dello stesso. Il gold standard è, come per casi analoghi nell’uomo, il trattamento con Iodio 131. E’ questa però una terapia di difficile attuazione che richiede centri specialistici particolari (In Italia al momento ne esiste solo 1), con regole ferree perché si tratta di un trattamento radioattivo e costi piuttosto elevati.
Qualora fosse possibile una valida alternativa è costituita da una chirurgia elettiva, che noi siamo in grado di effettuare nella nostra struttura.
Se le prime opzioni non sono attuabili il trattamento medico rimane la soluzione di scelta. In questo caso si terrà sotto controllo il sintomo senza ovviamente agire sulla causa. Questo permetterà al micio di avere una buona qualità di vita anche per tempi prolungati.
Esistono diverse terapie e formulazioni utilizzabili ed è la comunicazione tra il Medico Veterinario e proprietario che permetterà di scegliere insieme la migliore soluzione di trattamento per il singolo soggetto. La conoscenza da parte del medico di tutti gli aspetti che influiscono sulla prognosi (interesse specifico per l’endocrinologia) e quindi la programmazione dei controlli più opportuni, permetterà al nostro paziente di avere una buona qualità ed aspettativa di vita futura.
Ormai siamo vicini alle meritate vacanze: il nostro passaporto è già in valigia, ma Fido e Micio sono pronti?
Per viaggiare in auto, treno, nave o aereo è necessario seguire alcune regole. In primo luogo regole sanitarie.
Per espatriare è necessario il passaporto con vaccinazione antirabbica in corso di validità. Alcune nazioni inoltre hanno regolamenti ancora più restrittivi ed è necessario conoscerli per evitare di rovinarsi l’agognato periodo di ferie.
VIAGGIARE ALL’ESTERO
Per recarsi all’estero è necessario dotare il proprio animale di passaporto e vaccinazione antirabbica in corso di validità quindi eseguita e Registrata dal Medico Veterinario sul sito dell’Anagrafe Canina almeno 21 giorni prima della partenza. La durata del vaccino dipende dal prodotto utilizzato e varia da 1 a 3 anni.
L’Inghilterra, l’Irlanda e i Paesi Nordici (Svezia, Norvegia, Finlandia) richiedono inoltre la titolazione degli anticorpi per la Rabbia. Si tratta di un prelievo di sangue che deve essere eseguito con largo anticipo, e inviato in laboratori accreditati che accerteranno la presenza, a seguito della vaccinazione, di anticorpi nei confronti di questa malattia mortale.
Inoltre, per gli stessi Paesi, è necessario un Certificato di Buona Salute e trattamento antiparassitario da effettuarsi entro 48 ore dalla partenza.
VIAGGIARE IN AUTO
Il trasporto in auto deve essere sicuro. I cani dovranno viaggiare alternativamente in un vano separato, in un trasportino o con una speciale cintura di sicurezza allacciata. I gatti e i conigli devono viaggiare nel trasportino.
E’ preferibile viaggiare col fresco e con aria condizionata. Particolarmente a rischio sono i cani a naso schiacciato (brachicefali) i cuccioli, gli anziani e gli obesi. Prevedete diverse soste.
Se il nostro animale soffre la macchina è necessario dotarsi degli opportuni farmaci per ovviare al problema (chiedete in clinica qualche giorno prima della partenza).
Durante il viaggio portate ciotole per l’acqua e eventualmente per fornire un pasto leggero. Ricordate sempre di portare con voi la museruola e i sacchettini per raccogliere le deiezioni.
VIAGGIARE IN TRENO
Sia Trenitalia che Italo accettano i cani con regole precise. Cani e gatti di piccola taglia viaggiano gratis nel trasportino sulle ginocchia. Per vagoni letto e cuccette è necessario prenotare tutto lo scompartimento. I cani di maggiori dimensioni pagano il biglietto e devono essere forniti di guinzaglio, museruola (da indossare rigorosamente in salita e discesa, microchip e libretto sanitario. E’ meglio organizzarsi in anticipo perché non sono ammessi più di due cani per vagone.
VIAGGIO IN AEREO
I cani di piccola taglia e i gatti possono viaggiare in cabina, nel trasportino se insieme allo stesso non superano il limite di peso imposto dalla compagnia aerea. Devono essere di età superiore ai tre mesi e devono avere la vaccinazione antirabbica in corso di validità L’imbarco è comunque a discrezione del comandante. Cani di maggiori dimensioni viaggiano in stiva. I trasportini utilizzati devono essere di tipo specifico ammessi per i viaggi aerei (IATA).
VIAGGIO IN NAVE
Per viaggiare in nave è necessario munirsi di biglietto, libretto sanitario, certificato di buona salute e trattamenti antiparassitari, per alcune destinazioni antirabbica. Negli spazi comuni sono necessari guinzaglio e museruola. A seconda delle compagnie il cane potrà stare in cabina o negli appositi spazi canile. Mai in auto!!
1. La leishmaniosi è una malattia in forte espansione
Complici le modificazioni climatiche, le movimentazioni di animali e dei vettori l’areale di diffusione della leishmaniosi si è espanso in aree un tempo considerate indenni. Attualmente la malattia è presente e diffusa in zone un tempo impensabili come ad esempio ad Aosta, le colline torinesi, Ivrea, a Lovere e Lecco, lago di Montorfano, Bassano del Grappa, a Carpi ed in molte aree dell’Emilia. Persino in Austria ci sono dei focolai attivi. Le previsioni per i prossimi anni indicano che perfino in molte aree della Germania si diffonderà questa pericolosa patologia.
I puntini rossi sulla cartina indicano i 2600 comuni italiani in cui è presente la malattia
2. Si tratta di una zoonosi
Zoonosi significa malattia che può colpire anche l’Uomo. E’ una malattia diffusa in molte aree del globo. L’agente causale in Europa è la Leishmania infantum così chiamata perché n tempo i più colpiti erano i bambini. Attualmente oltre ai bambini sono colpiti prevalentemente gli anziani e coloro che hanno deficit immunitari a seguito di malattie o terapie. In Italia recentemente si sono registrati diversi casi in Emilia Romagna.
3. Chi sono i serbatoi della malattia
Un tempo si pensava che fosse solo il cane il serbatoio della patologia, ovvero l’animale in cui il parassita soggiorna in attesa di infettarne, tramite il flebotomo, degli altri. Si è però scoperto recentemente che diversi animali silvestri che condividono le aree suburbane con noi possono fungere da serbatoio per la malattia. Tra questi le lepri, minilepri e topi.
4. Qual è l’ambiente ottimale per la presenza della leishmania?
Il flebotomo o pappatacio è un insetto piccolo che si sposta poco e vive bene in terreni umidi, ricchi di humus dove la temperatura raramente raggiunge lo zero termico. Quindi giardini, torbiere, tane, sono i luoghi ideali in cui l’insetto che trasmette la malattia sopravvive bene all’inverno, pronto per infettare nuovi ospiti la primavera successiva. Per contro non vive altrettanto bene nelle zone in cui le acque ghiacciano o dove la temperatura è inferiore allo zero per gran parte dell’inverno.
Considerati i piccoli spostamenti dell’insetto si è notato come gli areali di distribuzione siano a macchia di leopardo, per cui zone a poche centinaia di metri di distanza possano essere o meno endemiche.
5. Infezione non è sempre malattia
Non tutti i soggetti che vengono in contatto con il parassita si ammalano! La possibilità di ammalarsi dipende da diversi fattori: il principale è la capacità di difesa dell’ospite per cui come per la maggior parte delle malattie infettive e infestive ci sono soggetti sensibili ed altri resistenti. Alcuni soggetti riescono ad eliminare completamente il parassita, altri sono in grado solo di controllarlo, altri invece, e sono quelli che si ammalano, sviluppano una risposta immunitaria errata e inefficace. Quindi, la presenza di una positività al parassita non sempre significa che il paziente necessita di un trattamento medico. E’ la valutazione clinica e laboratoristica del medico che è determinante per capire se e come un paziente vada trattato, come e con che frequenza vada controllato e quali siano gli esami più adatti per tenere la situazione sotto controllo.
6. Predisposizione di razza
Ci sono alcune razze canine che si sono selezionate in aree endemiche per leishmaniosi che sono naturalmente resistenti all’infezione. Il classico esempio è il podengo ibicengo. Per contro altre razze come ad esempio il boxer, il pastore tedesco, il rottweiler, il cocker spaniel, ovvero razze che si sono selezionate in aree in cui la leishmaniosi non era presente, sono maggiormente a rischio di malattia.
7. Segni clinici diversi e necessità di monitoraggio nel tempo
La leishmaniosi è una malattia sistemica, ovvero che tende a distribuirsi in tutto l’organismo. I segni clinici più classici riguardano la cute, gli occhi, i linfonodi, i reni. Ma questa malattia può causare anche problemi gastroenterici, articolari, ossei, emorragici, e persino cardiaci.
8. Diverse misure di prevenzione
Non esiste la prevenzione perfetta. E’ per questo che a seconda del grado di rischio si possono usare più presidi anche contemporaneamente.
In primo luogo è importante che il pappatacio non possa pungere i nostri animali.
Un primo presidio è costituito dai repellenti. Si tratta di prodotti che tengono lontani gli insetti; purtroppo però la loro efficacia dipende da molti fattori quali la distribuzione sul mantello, la volatilità e quindi la scarsa persistenza, la possibilità di essere dilavati con l’acqua.
I repellenti più efficaci sono le piretrine mentre i prodotti naturali (olio di neem) essendo molto volatili rimangono molto poco sul mantello dell’animale e vengono facilmente dilavati.
Altro presidio sono gli antifeeding, ovvero quei prodotti che impediscono al flebotomo di fare il pasto di sangue. Diverse piretrine hanno questa caratteristica.
E’ poi necessario che il nostro ospite abbia un sistema immunitario adeguato in grado di combattere il parassita una volta entrato nell’organismo.
A questo proposito esistono due tipi di presidi: gli immunomodulatori, che aiutano l’organismo a rispondere in modo più adeguato all’infezione e i vaccini che insegnano al sistema immunitario a riconoscere e combattere il parassita.
9. Anche il gatto si può infettare o ammalare
Il gatto è una specie più resistente alla malattia ma anch’egli si può ammalare. I segni clinici sono simili a quelli che si riscontrano nel cane, prevalentemente cutanei ma non solo! Ci possono essere problemi renali, oculari, gastroenterici. La diagnosi è più difficile, ma se esiste un sospetto clinico questo deve essere verificato con le opportune indagini.
In termini di prevenzione nel gatto si possono utilizzare solo collari a base di flumetrine.
10. Cosa possiamo fare per limitare la diffusione
Evitare la diffusione della patologia è complesso ma è nostro preciso dovere!
In primo luogo bisogna che i soggetti positivi alla leishmaniosi vengano trattati regolarmente con antiparassitari per evitare di fare da untori. Anche un controllo ambientale con antiparassitari e zanzariere risulta estremamente importante. Poiché le larve del flebotomo sopravvivono al periodo invernale dove è presente molto materiale organico di cui si cibano bisogna trattare le torbiere, gli accumuli di letame le legnaie all’aperto con prodotti opportuni oppure evitare questi accumuli di materiali.
Dovere del Medico Veterinario è infine quello di segnalare alle autorità competenti la presenza di ogni nuovo caso di infezione così che possa essere fatto un monitoraggio territoriale.
Per ulteriori informazioni visite@cvmeda.it . Tel 0362 557456